LE PARANZE DI PORTO ERCOLE

Paranze al Molo delle Grotte

Paranze al Molo delle Grotte

La pesca e’ un’attivita’ millenaria, gli storici ci dicono che le reti che usava San Pietro nel lago di Tiberiade non erano molto diverse da quelle usate all’inizio del secolo scorso; i materiali,gli attrezzi, i metodi di lavoro, i rischi e la fatica erano pressoche’ gli stessi. L’indubbio progresso che l’uomo ha realizzato, ha permesso a questo antico mestiere di essere supportato da uno sviluppo sempre piu’ accellerato fino al raggiungimento nei nostri tempi di strumenti e attrezzature sempre piu’ sofisticate, che alleggeriscono in parte il duro lavoro.

Achille, Spavento, Bessarione, Sima, Muggine, Eva, Nel Mar si Vede, Camogli, Uragano,Baccello, Prega Dio, Freccia, Luigia Biagini, Mariola, Millelire, Madonnella, Squalo Alato, Giovanni Mai, non e’ un elenco dettato dalla fantasia, sono i nomi di alcune paranze portercolesi che hanno solcato i nostri mari e non solo!!! Nella prima meta’ del 1900 pochi pescatori erano riusciti a diventare proprietari di barche, dopo la seconda guerra mondiale, nacque quasi dal nulla una classe di imprenditori locali, grazie ai quali la flotta peschereccia subi’ una grande trasformazione in qualita’ e quantita’. Come nella piccola pesca ( ne parleremo in seguito) anche nella pesca a strascico capitava che un’intera famiglia impegnasse tutti i suoi risparmi per armare una paranza sulla quale trovava lavoro ogni componente familiare.

Paranze in banchina

Paranze in banchina

Ben presto vi furono dai 30 ai 36  pescherecci che con le lampare fecero del nostro paese uno dei piu’ importanti porti del Tirreno e i suoi equipaggi  considerati tra i migliori. Alcune barche si spingevano ben oltre le acque locali, raggiungendo il Banco delle Sentinelle che distano 280 miglia da Porto Ercole, la Galite ( Galida) che ne dista 315, fino a Lampedusa distante dal nostro paese ben 470 miglia!!! C’e’ da considerare che all’epoca una paranza in una ora ne faceva massimo 11 – 12 di quelle miglia.  La Sardegna era il mare di “mezzo”;  in questi casi il pesce veniva spedito a Cagliari per poi raggiungere il continente. Le barche che esercitavano la pesca giornaliere e che potevano fare 2 (doppino) o 3 (terzino) giorni, frequentavano il tratto di mare che va’ da Capo Linaro(poco a sud di Civitavecchia) fino all’Elba, intorno alle isole di Giannutri , Giglio, Montecristo e Africhella. L’aspetto quasi pioneristico di quei tempi ha portato alla scoperta da parte dei portercolesi di “pezzi” di mare pescosissimi a dimostrazione della loro bravura e intraprendenza. Nonni, padri, fratelli e amici si sono dati il cambio orgogliosamente e dignitosamente in questo mondo fatto di sacrifici e fatica con la fierezza di vedere quei nomi a prua delle barche attraccate al molo a far da cornice al nostro paese. A tutti loro e a quelli che continuano va il nostro saluto per aver contribuito con tenacia a forgiare una classe di marittimi degni di tale nome.

Paranze sugli scali del cantiere

Paranze sugli scali del cantiere

 

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