
Zaccarelle al molo di Porto Ercole
La luna e’ sempre stata l’elemento che ha influito nel “comportamento” della Terra e di conseguenza dell’uomo. Nessuna cosa, a parte logicamente il tempo cattivo, influiva in maniera cosi negativa come la luna nella pesca delle Zaccarelle.
Questo tipo di barca che e’ stata l’evoluzione della menaita, fa parte della storia lavorativa del nostro paese.
Cosi’ diverse eppure cosi parallele le paranze e le zaccarelle, non un punto in comune se non quello di “stare” in acqua; differenti i mestieri, i mezzi, il tipo di pesce pescato, la tecnica, i comandi, i gesti, le urla gli odori.
Le zaccarelle a Porto Ercole hanno raggiunto il numero massimo di undici unita’, ognuna delle quali con almeno 13-15 uomini di equipaggio pagati “alla parte”. Del “corredo” delle barche madri facevano parte i guzzi con le lampare diretti dai lucieri e la lancetta o stazza ; la “mambrucca” era il mezzo terrestre del corredo e veniva utilizzata principalmente per il trasporto delle reti, del ghiaccio che veniva fatto nei magazzini e del pesce pescato sistemato in cassette.
La base operativa era la friggera ubicata generalmente sul lungomare e nella quale si sistemavano reti, luci, mezzi e attrezzi. La “base di questi mezzi piu’ piccoli era principalmente sulla spiaggia sotto Di Sauro. Generalmente su ogni zaccarella lavoravano i componenti della famiglia con il capofamiglia nelle vesti di capopesca-armatore, le zone della pesca molto vicine se confrontate a quelle delle paranze, al massimo si andava al Giglio o Giannutri per la pesca delle acciughe. Acciughe che con le sardine erano il “tesoro” da portare alla CIRIO, lo stabilimento conserviero costruito alla fine degli anni 20 che lavorava prevalentemente pesce azzurro e che dava lavoro a circa ottanta persone. La tecnica era ingannare il pesce con le lampare, che abilmente guidate dai lucieri si incontravano lasciando solo una luce accesa intorno alla quale la barca madre faceva il cosiddetto volo.
L’abilita’ del capopesca, la velocita’ delle operazioni determinavano la bonta’ e la quantita’ del pesce pescato. Le operazioni di pesca finivano all’albeggiare con il rientro al molo di Le Grotte. Lo scarico delle cassette era chiuso molto spesso da una sardellata reale. Molti di noi giovani hanno iniziato cosi, a far da spola tra mare di spiagge e mare di zaccarelle, guidati da uomini le cui urla ci risuonano ancora nelle orecchie ma che ci hanno educato nei primi passi della vita lavorativa e ai quali andra’ sempre il nostro ringraziamento di averci insegnato la vita.