Medusa e Canestra di frutta

Siamo ancora a Roma, il Caravaggio e’ sempre con “parte e provvigione”, passa periodi di tempo piu’ o meno lunghi in locande, camere d’affitto, osterie e rifugi di fortuna. Continua a rappresentare il tutto nei suoi aspetti piu’ realistici. L’artista esplora i campi dell’espressione; il dolore, l’orrore,  la sorpresa e la concentrazione trovano via via sempre nuove formulazioni. La grande novita’ stava nel metodo rivoluzionario che Caravaggio proponeva applicando in opere sensazionali mai viste a Roma , dove la potenza dei modelli raffigurati stordiva lo spettatore.

MEDUSA

Data        1597-1598

Tecnica    Olio su tela

Misure       60×55

Ubicazione Firenze Galleria degli Uffizi

Dono del Cardinale Del Monte al Granduca di Toscana Ferdinando I quale scudo da parata. Dipinta su una tela che riveste uno scudo di legno di pioppo. Il mito di Medusa, il mostro con il volto femmineo e i capelli formati da serpenti che aveva la facolta’ di tramutare in pietra chiunque la guardasse. Perseo riusci’ ad ucciderla guardandola attraverso uno scudo . Il Caravaggio la dipinge facendola uscire dal fondo con il suo mirabile gioco di luci e ombre.

CANESTRO DI FRUTTA

Data              1597-1598

Tecnica          Olio su tela

Misure            46×64,5

Ubicazione     Milano Pinacoteca Ambrosiana

 

 

Caravaggio e’ il primo che intuisce la natura morta come opera in se. Questa opera nota come la Friscella viene inviata in dono dal Del Monte al Cardinale  Federico Borromeo, arcivescovo di Milano ( si dice anche che da quest’ultimo fu’ acquistata direttamente dal Caravaggio) questi la registro’ nell’inventario di donazione della Pinacoteca Ambrosiana (1607) dove tuttora e’ custodita. L’arcivescovo Borromeo annota:” Poiché nessuna raggiungeva la bellezza di questa e la sua incomparabile  eccellenza e’ rimasta solitaria” riferendosi al fatto che avrebbe volentieri accostato a questa un’altra natura morta. Il baco che perfora la mela al centro, ci offre la nozione del tempo che passa e che scava nel profondo delle cose corrodendone l’essenza. Ne  contesto generale si coglie il contrasto tra decadimento e vitalita’.

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